Stile Coloniale Francese, Spagnolo e Olandese

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una piccola nota introduttiva

Come detto per gli stili coloniali Americano e Britannico anche lo Stile Coloniale Francese, Spagnolo e Olandese (a volerla dire tutta ne esistono altri quali: lo Stile Coloniale Tedesco, Mediatlantico e Georgiano*, sebbene con una presenza e un impatto più contenuto) hanno visto il diffondersi dei propri canoni estetici e architettonici tra il 1500 e il 1700.

In ordine temporale posso dirti che lo Stile Coloniale Spagnolo ha iniziato a diffondersi a partire dalla seconda metà del 1500 con i primi insediamenti nei Caraibi e in Messico.

Lo Stile Coloniale Olandese, invece, si è sviluppato intorno al 1630 a partire proprio dall’insediamento di New Amsterdam nei pressi del fiume Hudson (l’attuale New York).

Più o meno coevo lo Stile Coloniale Francese ha iniziato a palesarsi agli inizi del 1600 in Québec (Canada), radicandosi sino alla seconda metà del 1700 con notevoli esempi nella città di New Orleans in Louisiana e lungo i fiumi Missouri e Mississippi (Stati Uniti).

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i punti salienti

Stile Coloniale Francese

L’arrivo dei primi coloni francesi sul suolo americano dovette fare subito i conti col nuovo mondo: fu necessario creare un nuovo sistema di vita dal nulla.

Se all’inizio si costruì con i materiali del posto ma senza un valido esempio locale da seguire (si adoperò principalmente il legno e quindi si ottennero manufatti più adatti a i climi temperati che al caldo e all’umido tipico di questi posti), man mano che la natura fece sentire il proprio carattere si cambiarono metodi, materiali e tecnologie.

la sua evoluzione

Si passò cosi dal tipico sistema a pali interrati sui quali costruire le abitazioni (dette anche “poteaux-en-terre”) – la struttura viene inserita direttamente nel terreno – a un sistema che utilizza una sorta di piastra di fondazione (o intelaiatura) sulla quale poggiano i pali della struttura in elevazione (detta anche “poteaux-sur-sol” – ormai profondamente radicato nella più tradizionale falegnameria/carpenteria lignea americana).

Il sistema costruttivo si evolvette e partendo da abitazioni con tetti a falde ripide realizzate in paglia (ma anche pietre o tegole) e stanze piccole con un camino a separarle, si arrivò a case con un seminterrato rialzato (per proteggere le camere dalle devastanti inondazioni), con soffitti più alti e voltati (per contenere il calore opprimente che si accumulava) e portici su tutto il perimetro dell’edificio (per riparare dalla pioggia o dall’accecante luce del sole). 

Inizialmente piccole abitazioni, di un paio di stanze all’interno di una struttura simmetrica, si espansero ospitando nuovi ambienti che per contenere le dimensioni della struttura, furono realizzate senza un corridoio di collegamento (con l’unico vantaggio di creare una ventilazione incrociata in grado di arieggiare facilmente tutte le stanze).

la diffusione

E’ grazie alle prime comunità d’immigrati di lingua francese (gli “acadiani” – detti anche Cajuns – provenienti dal Canada e i “creoli” di discendenza europea ma stabilitisi nella valle del Mississippi) che il maggior numero di testimonianze dell’architettura in stile Coloniale Francese è rintracciabile in Louisiana.

le caratteristiche

Questo stile, ahimè, non ha saputo perpetuarsi ed è raro trovare nuove costruzioni realizzate secondo i suoi canoni estetici. Canoni che posso riassumerti in:

  • edificio a pianta quadrata con uno spiccato senso della simmetria (porta d’ingresso centrata sulla facciata e accompagnata da finestre laterali, porte interne a doppia anta);
  • seminterrato soprelevato: in questo modo è possibile proteggere meglio le stanze da inondazioni e uragani e fornire ulteriore spazio di rimessa o deposito;
  • soffitti alti: per attenuare il caldo accumulato all’interno degli ambienti (anche le porte e le finestre subiscono un “allungamento” verso l’alto);
  • collegamenti orizzontali e verticali esterni: corridoi e scale sono strategicamente realizzati esternamente per aiutare la ventilazione;
  • portico perimetrale: elemento distintivo di questo stile che lo utilizza per proteggere gli ambienti interni dal sole e dalle intemperie.

Stile Coloniale Spagnolo

la sua storia

Lo Stile Coloniale Spagnolo, ha avuto origine dai primi insediamenti delle colonie spagnole nei Caraibi, in Messico e in un ampia regione denominata Florida spagnola (che coincide grosso modo all’area che comprende gli attuali stati della Florida, l’Alabama, le due Caroline, la Georgia, la California, il New Mexico e l’Arizona).

A partire dagli Stati del nord America, dove i coloni trovarono condizioni climatiche simili al Paese d’origine e pertanto facilitati a costruire secondo la loro tradizione, sino alle zone più meridionali questo stile ha saputo adattarsi ai luoghi utilizzando uno schema tradizionale per mezzo delle risorse disponibili.

i tratti distintivi

Fu così che i primi edifici vennero realizzati in adobe** e finiture in stucco (sia per le pareti esterne che per quelle interne), un modo di realizzare abitazioni che direi in simbiosi con l’ambiente circostante.

Uno stile, quello coloniale Spagnolo, forse inizialmente più semplice e rustico che si evolve da case a due piani prive di qualsiasi decorazione e con portico antistante a strutture più complesse con accenti  rinascimentali e barocchi.

Il caldo torrido e la luce accecante, miste a una congenita carenza di materiali della zona, hanno condotto questo stile a cristallizzarsi intorno a caratteristiche emblematiche che fanno ormai parte dell’immaginario collettivo e che ti posso sommariamente elencare in:

  • pianta regolare e a sviluppo semplice spesso rettangolare
  • murature molto spesse e rifinite in stucco bianco (entrambe soluzioni per far fronte in modo efficace alle alte temperature e alle lunghe ore della luce diurna)
  • piccole e rade finestre: le dimensioni ridotte e il numero esiguo permette un buon ricambio d’aria impedendo alla luce solare di filtrare all’interno; nello stile originale le finestre non erano munite d’infissi ma di semplici sbarre in ferro;
  • cortile: che sia interno oppure esterno in questo stile è sempre presente (negli ultimi tempi è spesso posizionato ai lati dell’abitazione piuttosto che centrale sul retro o sul davanti come in origine);
  • tetto piatto: caratteristica costante di queste abitazioni (più raramente è appena inclinato) cui segue la copertura in tipiche tegole di argilla rossa;
  • travi in legno: la struttura architettonica si fa elemento estetico (da sostegno strutturale la sua presenza diventa una parte distintiva dello stile);
  • assoluta assenza di motivi decorativi (unica eccezione architravi e stipiti della porta d’ingresso e di quelle interne, a volte rivestite in pietra o maioliche).

Uno stile che ha saputo sopravvivere al passare del tempo rimanendo ancor oggi molto popolare (soprattutto in California).

Stile Coloniale Olandese

Lo Stile Coloniale Olandese, come ti ho accennato nell’introduzione, si è sviluppato agli inizi del seicento grazie ai primi insediamenti di coloni olandesi che si insediarono nella zona del fiume Hudson (dove sorgerà l’attuale New York) e nell’attuale Stato del New Jersey.

Come successe per gli altri stili anche lo Stile Coloniale Olandese iniziò a strutturarsi a partire da piccoli cottages e fattorie (di sovente costituiti da una sola grande stanza) con murature di pietra, portici, camini sporgenti (il cui volume è perfettamente visibile sulla facciata dell’edificio) e tetti spioventi che, per via delle loro altezze, permettevano spesso di realizzare un secondo piano.

Lo stile, inevitabilmente, sorse sulle orme dello stile tipico dell’Olanda e delle Fiandre e si diffuse negli attuali Stati di New York, del New Jersey, del Delaware e del Connecticut. Soprattutto a New York questo stile conobbe, a dispetto del buon consenso riscosso, un inesorabile declino dovuto principalmente a due grandi incendi (del 1776 e del 1835).

Più tardi, però, (intorno agli anni trenta del secolo scorso), una nuova vitalità ne reinterpretò lo stile (con variazioni sull’uso di materiali e dettagli architettonici) che fu definito Stile Revival Coloniale Olandese. Esempi, ancora oggi visibili, sono rintracciabili in edifici industriali, di culto e residenziali (gli edifici sono costruiti in mattoni rossi e coperti con i caratteristici tetti spioventi).

*Per amore di sintesi non tratterò dello stile Coloniale Tedesco, Medioatlantico e Georgiano ma voglio comunque dirti che in particolare l’ultimo della lista (lo Stile Coloniale Georgiano) è il frutto della sedimentazione estetica dell’operato dell’architetto Inigo Jones (convenzionalmente conosciuto come il Palladio inglese) che seppe introdurre e reinterpretare la cultura rinascimentale italiana per tutta la prima metà del 1600 e influenzare i secoli successivi. Un piccola curiosità: gli stili coloniali hanno tutti una comune genesi; essi si svilupparono, infatti, a partire dalle tredici colonie originarie e che pian piano occuparono i territori del Nuovo Mondo.

**Definibile come il più semplice elemento di base da costruzione – usato dalle popolazioni di tutto il mondo da tempo immemore – l’adobe (detto anche adobo) è un impasto in argilla e paglia, lasciato essiccare all’ombra, utilizzato per realizzare mattoni. Con questa tecnica costruttiva venivano realizzate le missioni religiose e i Ranchos (avamposti con lo scopo di promuovere la formazione di nuovi insediamenti).

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